TV e SPETTACOLO
Che Festival sarà? Il grande merito di Amadeus e la grandissima incognita
Certezze e dubbi sull’imminente Festival di Sanremo 2023
Cosa possiamo aspettarci dal Festival di Sanremo 2023?
Il conto alla rovescia è ormai ufficialmente iniziato. Il Festival di Sanremo aprirà le danze il 7 febbraio, ma già da giorni è argomento di grandissima discussione. Ora che le canzoni sono note, almeno alla stampa, e che quasi tutto il cast non è più un mistero, è possibile azzardare le primissime ipotesi sul tipo di show che Amadeus ha ideato per l’edizione 2023. Tra le aspettative dello stesso direttore artistico, della Rai, del pubblico e delle case discografiche, tra musica e gossip, tra speranze e dubbi, proviamo a ragionare sullo spettacolo più importante dell’anno.
Guardare il passato per capire il futuro
Dal primo Festival plasmato e condotto da Amadeus sembrano passati secoli. Era invece solo il recente 2020 quando per la prima volta abbiamo scoperto le doti da direttore artistico di “Ama”. Fu un Sanremo rivoluzionario e rivoluzionato con un’arma efficacissima: la semplicità. Pochi fronzoli e tanta concretezza, con la musica al centro del villaggio. La peste ha poi complicato tutto. Un anno dopo dirigere il Festival era completamente un altro sport. Amadeus ha fatto il massimo e quasi tutto ciò che ha dato gli è tornato indietro in termini di apprezzamento e successo.
Il 2022 ha poi certificato quanto normale fosse diventato per il pubblico vedere Amadeus dirigere le danze sul palco dell’Ariston. Ascolti da record, artisti sgomitanti per prendere parte al Festival e Rai orgogliosa per aver puntato sull’uomo giusto. Tanto bene è andata che oggi immaginare di meglio è difficile. Oggi ci si permette il lusso dell’aspettativa alta. Si torna a ritenere la critica più importante del divertissement. E forse, da un lato, si sbaglia.
Certi Festival non finiscono, fanno giri immensi e poi…
Musicalmente parlando, Amadeus ha il grandissimo merito, almeno per chi scrive, di non aver mai copiato sé stesso. In parte a causa delle contingenze, ma soprattutto per fermo volere e notevole coraggio, ha consegnato al pubblico 3 Festival (che saranno poi almeno 5) unici e belli in modo diverso. Ha reso piacevole, ma non invadente, la sua presenza, leggera ma decisiva. Ha abbandonato ogni velleità di protagonismo in favore della musica. Ha in sostanza fatto ciò che il pubblico voleva senza quasi saperlo.
Le 28 canzoni in gara del 2023 daranno un’atmosfera diversa al Festival. Non peggiore, forse non migliore, ma diversa sicuramente. Oltre i gusti del pubblico, Amadeus ha pescato il meglio in un panorama di brani fortemente omogenei per sonorità e tematiche. Insomma non è mica colpa sua se gli artisti hanno in testa l’amore e la canzone dolce. Il merito è stato quello di non aver effettuato scelte orientate a piegare questa tendenza verso altre direzioni.
Qualche incognita c’è, ma non potrebbe essere altrimenti
Non sarà un successo scontato. Ogni percentuale di share sarà sudata, soprattutto perché Mediaset promette di dare battaglia. Non è scontato che chi ha apprezzato i Festival precedenti farà lo stesso con il prossimo. Non è scontato che gli artisti otterranno certificazioni su certificazioni dopo la settimana di Sanremo. Qualche rischio c’è. Difficile che però, eventuali cali di ascolto siano addebitati direttamente ad Amadeus. Starà tutto alla musica. Se le canzoni piaceranno al pubblico sarà un grande Festival, se invece non convinceranno, certo ben poco si potrà dire al direttore artistico.
Giorgia, Marco Mengoni, Madame, Paola e Chiara, gli Articolo 31, Lazza e gli altri saranno sul palco dell’Ariston. Fuori, su una nave o su un palco in piazza ci saranno Nek, Renga, Achille Lauro, Salmo e Fedez. Al suo fianco ci sarà Chiara Ferragni, poi Morandi, poi Al Bano, poi i Black Eyed Peas. Insomma, che doveva fare di più?
Ok, le 28 canzoni ritarderanno i titoli di coda, di Madame qualcuno si lamenterà fino all’estate, ma il 100% degli apprezzamenti è traguardo utopistico. Il Festival di Sanremo è tornato in mano ai cantanti. Amadeus ne uscirà da Caronte, Virgilio o Beatrice, ma il pubblico nei panni di Dante, senza di lui sarebbe ben più solo.