Attualità
Bonus matrimonio in chiesa: è polemica sulla proposta della Lega
La proposta della Lega fa discutere: l’iniziativa parlamentare sull’introduzione di un bonus matrimonio
Bonus matrimonio: la proposta della Lega per contrastare il calo in Italia
Sul far del 2023, è arrivata una proposta che per certi versi assume toni surreali da parte della Lega: incentivare l’unione in matrimonio, ma che sia in Chiesa, con l’introduzione di uno specifico bonus.
Bonus matrimonio: il “premio” da 20mila euro per chi si sposa in chiesa
Una proposta sì, ma arriva opportunamente una nota a margine che spiega come al momento il Governo non la stia studiando facendo intendere che si tratti più, al momento, di una mera iniziativa parlamentare. Che la famiglia, la natalità e i matrimoni sarebbero stati degli attenzionati speciali del Governo Meloni lo si sapeva a priori, sin dai tempi delle elezioni e dei diversi programmi elettorali. Ma perché sta montando la polemica? Per descriverla correttamente dobbiamo partire dal presupposto che la “proposta” nei fatti proposta non è. Si tratta di una proposta presentata da Domenico Furgiuele, Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli ed Erik Pretto.
La proposta della Lega, l’opposizione tuona: “L’Italia è uno stato laico”
Cosa prevede la proposta? Incentiva, spingere le persone ad unirsi in matrimonio (religioso) e conta di poterlo fare magari un giorno introducendo un vero e proprio bonus economico. Un premio, o meglio un aiuto, pari a 20mila euro che i futuri sposi potranno mai utilizzare proprio per sostenere i costi di un matrimonio celebrato in Chiesa. Certo, una proposta che pur non essendo affatto sul tavolo del Governo, fa comunque discutere alla pari di altri. È bastato sentirla in maniera abbozzata per scatenare l’opposizione, pronta a rimarcare la laicità dello Stato.
La correzione di Furgiuele: “Sarà allargata a tutti i matrimoni”
Tanti oltretutto i passaggi della proposta che hanno fatto immediatamente storcere il naso: tra i requisiti, prima di apporre le “correzioni”, i deputati della Lega avevano premesso che i futuri sposi avrebbero dovuto avere residenza italiana da almeno 10 anni. “Durante il dibattito parlamentare sarà naturalmente allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in Chiesa oppure no“, fa sapere all’Ansa Furgiuele, correggendo il tiro e facendo intendere che il bonus possa riguardare anche i matrimoni civili e non semplicemente quelli religiosi.