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La misteriosa età di Ascanio

Gli anni del nipote di Anchise e nientemeno di Afrodite sembrano fluttuanti in un tempo senza fine, come desidererebbero tanti personaggi famosi, ubriachi di botulino…

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Il titolo farà affollare la pagina, ma molti forse rimarranno delusi. Non mi riferisco ad Ascanio Pacelli, rampollo di una aristocratica famiglia del viterbese, belloccio e vip, protagonista del Grande Fratello nel lontano 2004. Anche se quello dell’età è un argomento che nel mondo dello spettacolo ha un valore inestimabile e sacro, qui di seguito protagonisti saranno gli anni di un altro Ascanio (nominato anche Iulo), anch’esso di antichissima nobiltà: il figlio di Enea, cantato da Virgilio nell’Eneide.

I figli di eroi greci li decide la poesia

I figli degli eroi greci che presero parte all’assedio di Troia, o erano già nati quando i padri partirono, come Ifigenìa che sacrificata in Aulide avrà avuto una quindicina di anni, o nacquero tutt’al più poco prima o dopo la partenza per la guerra, come Oreste e Telemaco. La legittimità del coniugio il vecchio Omero la vuole rispettata, tanto che i figli legittimi di Clitennestra e Agamennone, di Elena e Menelao, li ricorda. Gli altri, di Clitennestra e di Egisto, di Elena e Paride, non li menziona come non ci fossero mai stati.

E in realtà non ci furono, perché in poesia c’è quello soltanto che la poesia vuole ci sia: senza il suo battesimo niente nasce, o subito si affonda e si perde appena tenti di nascere. E questo è così vero che se anche il Manzoni, perché affezionato a certi personaggi del suo romanzo, ha voglia sulla fine di raccontarci cose ormai fuori della fantasia e della poesia, nessuno gli bada. Sfido il più mèmore dei manzoniani a sapermi dire se era maschio o femmina il primo figlio di Renzo e Lucia e come si chiamava e quanti altri ne nacquero dopo.

Ascanio, il figlio di Enea

Altro discorso per gli eroi troiani. Astianatte è ancora un fantolino portato in braccio, l’ultimo anno della guerra, chi ricorda l’incontro struggente tra Ettore e Andromaca alle porte Scee. Di pochi più anni il figlio di Enea, Ascanio, chi rammenta la fatica che fa il povero bambino, di 6 o 7 anni al massimo, a tener dietro ai gran passi di suo padre nella notte della fuga da Troia in fiamme, e le parole e il sorriso di Virgilio che fa raccontare così ad Enea nel libro II: “Dextrae se parvus Iulus, implicuit sequiturque patrem non passibus aequis” – “Indi a la destra il fanciulletto Iulo. Mi s’aggavigna, e non con moto eguale. Ei segue i passi miei“, così tradusse Annibal Caro.

Ora, quando l’Eneide incomincia, e siamo in Sicilia e due giorni dopo a Cartagine, più anni sono trascorsi dalla caduta di Troia, e precisamente 7, come ci dice lo stesso Virgilio per ben due volte. Nel libro I “Nam te iam septima portat, omnibus errantem terris et fluctibus aestas” – Già che ’l settim’anno. E per terra e per mar raminghi andate“; e nel V: “Septima post Troiae excidium iam vertitur aestas” (il settim’anno, da che Troia cadde).

Dunque quando arriva col padre a Cartagine, Ascanio era sui 15 anni. E questo, nel libro V, il poeta lo sa, difatti ritornando Enea in Sicilia, e quivi celebrando i ludi funebri in onore di Anchise – che sull’isola era morto l’anno prima – Ascanio è a capo di una delle tre schiere di dodici cavalleggeri che celebrano il così detto ludus Troianus, una sorta di battaglia equestre. Sono tutti giovani bellissimi, su bei cavalli di Tracia e di Sicilia, con belle vesti, drappi, armi, collane di oro e corone di ulivo. Prima sfilano in lento ordine, come in parata, poi corrono e si rincorrono in varie guise, con distacchi, ritorni, soste, fughe avvolgimenti, e fingono scontri, zuffe e duelli. Si badi che di qui, libro quinto, alla fine dell’Eneide, l’azione dura ancora 22 giorni e non di più.

Omero che mai nomina il figlio di Enea

Siamo nel IX libro, la guerra contro i Rutuli è in corso e quando Enea si reca da Evandro è proprio Ascanio a sostituire il padre nel campo troiano assediato dai nemici; ed è lui che riceve, consente e incoraggia la spedizione notturna di Eurialo e Niso. È sempre lui che con l’arco, da sopra le mura, fa le prime prove di guerra e Apollo dal cielo lo vede e gli dice: “Aetheria tum forte plaga crinitus Apollo, desuper Ausonias acies urbemque videbat, nube sedens, atque his victorem adfatur Iulum: macte nova virtute, puer, sic itur ad astra, dis genite et geniture deos“.

Era il crinito Apollo,

Quando ciò fu, ne la celeste piaggia

Sovra una nube assiso; e d’alto il campo

Scorgendo de’ Troiani e degli Ausoni,

Come vede ogni cosa, visto il colpo

Del vincitore arciero, in vèr lui disse:

Ahi buon fanciullo, in cui vertù s’avanza!

Così vassi a le stelle. Or ben tu mostri

Che dagli dii sei nato, e ch’altri dii

Nasceranno da te.

Questo è l’Ascanio di tutta l’Eneide, mentre invece Omero nei suoi poemi non nomina mai il figlio di Enea, pur raccontando di un tale Ascanio ma condottiero dei Misi e dei Frigi dell’Ascania, che nulla aveva a che fare con il nostro.

Ritorniamo per un attimo indietro nel libro IV del poema. Didone è perdutamente innamorata di Enea e perché l’amore non resti ai dolci sospiri, Venere e Giunone, anche se con fini diversi l’una dall’altra, concertano insieme tra Fenici e Troiani una grande battuta di caccia, alla quale partecipa anche Ascanio, quindicenne, che si compiace del suo cavallo, correndo per la campagna ammazzando cinghiali e leoni: “At puer Ascanius mediis in vallibus acri, gaudet equo iamque hos cursu, iam praeterit illos, spumantemque dari pecora inter inertia votis, optat aprum, aut fulvum descendere monte leonem“.

Di ciò gioioso il giovinetto Iulo

Sul feroce destrier per la campagna

Gridando e traversando, or questo arriva,

Or quel trapassa: e nel suo core agogna

Tra le timide belve o d’un cignale

Aver rincontro, o che dal monte scenda

Un velluto leone.

Durante questo torneo Giunone scatena una violenta tempesta, tanto che Enea e Didone si dovranno rifugiare in una grotta, e i lampi saranno le fiaccole nuziali, e i tuoni e gli ululati delle ninfe i canti dell’epitalamio.

La misteriosa, davvero misteriosa, età di Ascanio

Come avviene l’innamoramento tra i due? Su desiderio del padre, Ascanio deve recare doni a Didone. Venere, madre di Enea, temendo le insidie di Giunone, ordina al figlio Cupido, dio dell’amore, di prendere il posto di Ascanio, assumendone le sembianze, affinché, toccando il cuore della regina, questa si innamori dell’eroe. Entra Cupido nella sala tricliniare, e si mostra con le sembianze di Ascanio, gressu gaudens incedit Iuli. Per prima cosa va dal padre, gli si attacca al collo, lo abbraccia, complexu Aeneae colloque pependit; poi si volge dalla parte di Didone che nel letto tricliniare è accanto ad Enea e anche lei se lo prende in grembo, se lo stringe al petto, lo palpa e lo bacia, pectore toto haeret.

Questo è però il fantolino di 7 o 8 anni prima, non è nemmeno pensabile l’Ascanio guerriero, il giovane che sostituisce il padre nel campo trincerato! Si dirà allora a questo punto che è il prodigio di Venere che ha incantati e ammaliati tutti quanti. Diciamo pure, ma se si potrà dire qui, in questa scena del libro I, del libro IV, dove séguita Didone a tenersi in grembo Ascanio, gremio Ascanium genitoris imagine capta detinet, e ciò a pochi versi dall’Ascanio cacciatore e lontani ormai dal prodigio di Venere incantatrice, non si potrà più.

In verità niente si può dire. Resta solo un’eterea leggerezza, un labile gioco di tocchi e di toni, come un sorgere e franare di piani senza misura, come un fluire di casi senza tempo, e in sostanza il prodigio della poesia e la serena stupefatta e magnifica indifferenza del suo divino poeta.

Gli anni del nipote di Anchise e nientemeno di Afrodite sembrano fluttuanti in un tempo senza fine, come desidererebbero tanti personaggi famosi, ubriachi di botulino, all’asciutto di esametri e senza ascendenze divine, per aggiornare la loro carta di identità in ogni occasione mondana, nascondendo l’amara verità, ma non le veritiere rughe, solchi incolmabili della vita. Con i social a disposizione si può tutto, i vip potrebbero chiedere l’amicizia al mantovano, elemosinandogli versi intrisi di elisir di gioventù, ma detto tra noi, la vedo molto difficile.

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