Programmi
Torna “Felicità”: Pascal Vicedomini racconta la stagione della Rinascita
Tantissimi gli ospiti d’eccezione: da Sangiovanni e Madame a Briatore e Sting.
Sabato 14 agosto segna il ritorno di Felicità, il programma condotto da Pascal Vicedomini che traghetterà il pubblico tra le vite dei personaggi più amati del mondo dello spettacolo e che con loro affronterà il tema della felicità. Da Marcella Bella a Sangiovanni e Madame, da Sting a Briatore, Pascal Vicedomini mostrerà i lati più intimi e meno conosciuti dei suoi ospiti, in racconti impreziositi dalle rubriche di Simone Di Pasquale, Francesca Tizzano e Maylin Aguirre. A raccontarci qualcosa in più sul programma e sul suo concetto di felicità è stato proprio Pascal Vicedomini.
Intervista a Pascal Vicedomini: “Vi racconto la mia Felicità”
Dopo la sosta per le olimpiadi, Felicità torna in onda con tantissimi ospiti d’eccezione, da dove riparte il racconto?
Felicità riparte con la consapevolezza che quest’estate l’Italia è stata più che mai vincente su tutti i fronti, dalla musica, allo sport, al turismo. È un momento di grande rinascita per gli italiani e infatti il programma si chiama proprio Felicità – La stagione della rinascita. E riparte anche dal desiderio di stare vicino alle persone che vivono le insicurezze che purtroppo stanno pesando ancora sulle nostre vite.
Felicità è stato prolungato e terrà compagnia al pubblico fino al 9 ottobre, ogni sabato alle 12 su RaiDue, sei contento della fascia oraria in cui va in onda?
È una grandissima sfida, per la prima volta vado in onda prima del tg. Sono molto concentrato a far bene. La puntata di domani sarà in compagnia di due ospiti molto amati dagli italiani, Peppino Di Capri e Marcella Bella, partiremo subito con grandi contenuti.
Perché non dobbiamo perderci Felicità?
Per informarsi su ciò che avviene nel mondo dello spettacolo, conoscere le persone dietro ai personaggi e passare un’ora di divertimento all’insegna della qualità.
Cos’è per te oggi la felicità?
La felicità è stare bene con me stesso, questo mi capita sovente quando riesco a interagire con il mio ‘io’ interiore e pensare, inventare, creare. Quando mi ritrovo ad esempio a passeggiare a Villa Borghese e comincio a progettare cose nuove è davvero il massimo. Questa trasmissione nasce per certi versi così, durante il primo lockdown: tra tanta tristezza e tanto dolore è nato un forte desiderio di essere felici. Chiesi ad Al Bano, che è un grande amico e del quale sono grande fan, se avrebbe gradito che la trasmissione si fosse chiamata come la sua famosa canzone e lui disse sì. Ne è stato poi il padrino, ospite della prima puntata, durante la quale mi ha aperto le porte della sua casa a Cellino San Marco.
“Il mio segreto è l’educazione”
Durante le tue interviste porti il pubblico alla scoperta della vita privata di personaggi pubblici, riuscendo a far emergere i lati meno conosciuti e più intimi delle loro vite. Come ci riesci?
Il mio ruolo è fare da tramite tra l’intervistato e il pubblico e cerco di farlo con il massimo garbo possibile. È proprio il mio modo naturale di essere, non potrei fare altrimenti. Per me è molto importante il valore dell’educazione e su questo sento di dovere molto ai miei genitori che me l’hanno tramandato. Questa è la chiave del programma, i miei ospiti sono molto accoglienti e disponibili anche perché sanno che di fronte non hanno una persona ostile che vuole andare a indagare chissà cosa, ma che ha un sincero interesse ad interagire per mostrare ciò che piace tanto alla gente, ovvero che dietro ai volti pubblici c’è un’umanità tutta da scoprire.
Nella tua carriera hai incontrato personalità del calibro di Nelson Mandela, Kofi Annan e addirittura il Dalai Lama. Oggi chi sogni di intervistare?
Mi piacerebbe incontrare Barack Obama, Papa Francesco, Vladimir Putin e Kim Jong-un. Obama perché rappresenta l’emblema dell’uguaglianza e di una comunità che ha saputo riscattarsi. Ha fatto moltissimo per tanti, è stato un Presidente svolta per l’umanità. Papa Bergoglio perché è di un’umanità rara e ti trasmette felicità solo guardandolo, appare molto semplice, ma è fortemente incisivo, con poche parole dice tutto. Putin invece perché rappresenta un mistero, è il Presidente di un Paese che conosciamo veramente poco. Kim perché è un po’ la figura folkloristica della politica internazionale odierna, incarna tutto ciò che noi non vorremmo essere.
Raccontaci qualche aneddoto sulle tue interviste, quali momenti ricordi con più piacere?
Ne scelgo due. Una volta raggiunsi Clinton ad un evento, per realizzare una copertina per RadiocorriereTv in occasione del lancio del film su John Fitzgerald Kennedy. Portai con me una vecchia copertina del giornale, dedicata proprio alla morte di JFK. Sorpassai CIA ed FBI, andai dritto da lui e realizzammo questa storica fotografia che finì in copertina. Poi ricordo l’intervista realizzata al generale Manuel Noriega in carcere. A mandarmi da lui fu Oliver Stone e una volta arrivato lì, Noriega mi disse in perfetto stile Capo dei Capi “io parlo, tu scrivi, non serve che fai le domande”, poi mi disse tutto ciò che poteva, come in una sorta di confessione.