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MUSICA

Il Bolshoi di Mosca: due secoli di storia del Grande Teatro musicale russo

Storia di luogo simbolo della musica e della danza mondiale

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Teatro Bolshoi Mosca

C’è una Russia oltre a Putin: fatta di arte, storia e musica

Dal 1825 è il tempio delle sfarzose rappresentazioni di melodrammi (soprattutto russi, molto simili nello stile alla Grand Opéra francese) e naturalmente dei leggendari balletti, interpretati dal gruppo tersicoreo più selezionato e prestigioso del mondo. Stiamo naturalmente parlando del Teatro Bolshoi di Mosca, tra le principali attrazioni culturali della capitale russa.

Teatro Bolshoi: le origini e i primi trionfi dell’opera lirica russa

Quando, il 22 settembre del 1805, un incendio distrusse il teatro di pietra sito in via Petrovka, nel centro di Mosca, e per questo denominato Petrovskij, si pensò a una ricostruzione dell’edificio che puntasse su una certa eleganza. Così, gli architetti Andrej Mikhajlov (autore del progetto) e l’italiano d’origine Giuseppe Bove si misero al lavoro e finalmente, il 7 gennaio del 1825, il nuovo e monumentale Teatro Bolshoi (nome scelto non a caso: Bolshoi vuol dire “grande”), dall’impianto neoclassico, venne inaugurato con una rappresentazione di arte varia, in grado di riunire musica, teatro drammatico e danza.

Fino al 1840 agli spettacoli musicali si alternarono quelli parlati: poi il Bolshoi ospitò i primi importanti melodrammi in lingua russa, in particolare quelli di Mikhail Ivanoviç Glinka (come Rusian e Ljudmilla, già rappresentato con successo al Teatro Imperiale di San Pietroburgo). Nel 1853, però, un nuovo incendio danneggiò la platea del teatro e ci vollero 3 anni affinché la sala rifiorisse, ancor più bella di prima, grazie al progetto di un altro architetto italiano, il veneziano Alberto Cavos.

Teatro Bolshoj Mosca
Teatro Bolshoj Mosca

Fu così, proprio a partire dal fatidico 20 agosto 1856, che il Bolshoi si specializzò esclusivamente in opere (non solo russe, ma anche italiane e francesi) e balletti e quando, nell’ultimo ventennio dell’ ‘800, la produzione lirica autoctona crebbe anche grazie ai lavori di Piòtr Iliç Ciajkowski, Nicolaj Rimskj-Korsakov, Modest Mussorgsky e Aleksandrij Borodin, si affermarono nuovi talenti vocali che provvidero alla diffusione internazionale di quel repertorio, destinato a divenire prestigioso (un nome su tutti: il basso profondo Fjodor Chaliapine).

Contemporaneamente si rafforzò ulteriormente il Corpo di Ballo, che d’altronde esisteva già dal 1776, cioè dai tempi del Teatro Voroncov e dell’impresario inglese Michael Maddox: le azioni coreografiche musicate da Ciajkowski, ossia Il lago dei cigni, Lo schiaccianoci e La bella addormentata nel bosco, assursero ad altissime vette internazionali grazie alla cura e alla preparazione meticolosa dei ballerini, dovuta all’ottimo metodo imposto dal Maestro di Ballo Alexandrij Gorskij

Il Teatro Bolshoi dopo la Rivoluzione d’Ottobre: le grandi stelle della danza e i gemellaggi con la Scala di Milano

Con la nascita dell’URSS, il teatro moscovita assunse una posizione di primissimo piano nella vita culturale sovietica. Nacquero anche fruttifere collaborazioni, specie nel settore della danza, con gli artisti del Teatro Kirov (oggi Mariinskij) di San Pietroburgo, città allora denominata Leningrado. A metà degli anni ’40, poi, emersero figure di grande talento e notevole rilievo, come le ballerine Galina Ulanova e Maja Pliseckaja, mentre la generazione successiva, venuta fuori a cavallo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, espresse tra gli altri la coppia (non solo artistica) formata dall’oggi scomparsa Ekaterina Maksimova e dal marito Vladimir Vassiliev, quest’ultimo anche partner di lavoro della nostra indimenticabile Carla Fracci in alcuni balletti proposti da teatri dell’Europa Occidentale.

Intanto il repertorio si arricchiva con nuovi lavori musicati da Sergej Prokofiev (Cenerentola; L’amore delle tre melarance), Aram Khachaturjan (Gayaneh; Spartacus) ed altri. Per quanto riguarda il melodramma, vanno ricordate le iniziative di gemellaggio del Bolshoi con il Teatro alla Scala di Milano: a partire dal 1964, e in più occasioni, si crearono degli scambi con produzioni liriche milanesi in scena a Mosca e allestimenti moscoviti presentati nella Sala del Piermarini.

Durante l’epoca stalinista, però, la sala del Grande Teatro non solo venne spogliata degli elementi di eleganza e sfarzo che l’avevano contraddistinta sino a quel momento, ma fu sovente anche sede di congressi politici, utilizzando strutture destinate a danneggiarne l’acustica. Questo fu il motivo per cui, nel 2005, il Bolshoi venne chiuso per restauri che si protrassero sino al 2011 e che richiesero ingenti spese

Il Bolshoi oggi: il primo ballerino è un italiano

La riapertura ebbe luogo il 28 ottobre del 2011, con una serata di gala teletrasmessa in tutto il mondo, alla quale parteciparono le principali étoiles del balletto e cantanti come il soprano greco Angela Gheorghiu e il grandissimo ex-tenore (ora baritono) ispano-messicano Placido Domingo.

Attualmente il cartellone operistico alterna spettacoli realizzati direttamente dal Bolshoi con allestimenti in rappresentanza di tutti i teatri lirici del mondo. Dal canto proprio, il Corpo di Ballo mantiene il rigore gerarchico di sempre, ma allo stesso tempo apre a danzatori stranieri, come accadde qualche anno fa con i nordamericani Joy Womack e David Hallberg e avviene oggi con l’italiano Jacopo Tissi, 27enne lombardo del Pavese, attualmente primo ballerino della compagnia.

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