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The Great Gatsby: curiosità e retroscena sul libro di Fitzgerald
Tutto quello che The Great Gatsby avrebbe dovuto essere e che invece non è stato
The Great Gatsby: curiosità sul libro di Fitzgerald
Quante curiosità sul The Great Gatsby, celeberrimo libro di Fitzgerald. Mentre l’amore di Jay Gatsby per Daisy è diventato così noto da assurgere ad essere iconico, non a tutti sono note le peripezie, i fallimenti e i “come sarebbe dovuto essere in realtà”. Pilastri portanti della genesi di un successo che F.S. Fitzgerald non ha mai conosciuto in vita.
The Great Gatsby, prima curiosità: un fallimento figlio di un fallimento
Come lo si è evinto, quello che ad oggi è possibile considerare un capolavoro letterario che tratteggia inconfondibilmente quelli che sono i limiti e gli eccessi del mito americano degli anni ’20, non appena Fitzgerald lo diede in pasto alla stampa, non fu un successo. Un deludente e inaspettato fallimento figlio, a sua volta, di un altro fiasco. Era il 1923 quando Fitzgerald assisteva, ad Atlantic City, alla sua prima disfatta: l’insuccesso di The Vegetable, or from President to Postman, la commedia teatrale in cui aveva riposto ogni speranza di passare alla storia come commediografo.
La sua prima e unica performance però riscosse così tanto poco successo tra il pubblico che Fitzgerald pagò lo scotto dell’ambizione cadendo in un tunnel di depressione e alcolismo. E proprio in un momento oscuro ha deciso di riprendere un vecchio appunto, una bozza che scrisse viaggiando tra Long Island, Great Neck e New York mentre era intento a provare lo spettacolo. Era proprio la bozza di quello che sarebbe diventato The Great Gatsby.
Alla ricerca di un postumo successo
Quand’anche The Great Gatsby venne dato alla stampa il 10 aprile del 1925, Fitzgerald tornò ad accarezzare il sogno del successo. Non era ancora stato pubblicato il libro quando uno dei più illustri ruggenti anni Venti, parlando all’editore, prediceva quelle che secondo lui sarebbero state almeno 75mila copie vendute. Anche questo, un abbaglio: furono appena 20mila le copie vendute ad un anno dalla pubblicazione. Un’ennesima delusione, un ennesimo fallimento da metabolizzare, ma del quale Fitzgerald non volle assumersi responsabilità, scaricando ogni colpa sull’editore che aveva sbagliato il titolo del suo capolavoro. Da qui, la curiosità che segue sul Grande Gatsby, che non avrebbe mai dovuto chiamarsi così.
Under the Red, White and Blue: come avrebbe dovuto chiamarsi The Great Gatsby
Among the Ash-Heaps and Millionaires; Trimalchio in West Egg; Gold-Hatted Gatsby; The High-Bouncing Lover; On the Road to West Egg e in ultimo Gatbsy ma no, The Great Gatbsy mai avrebbe dovuto chiamarsi così. Per la sua autobiografia spirituale Fitzgerald aveva pensato a qualcosa in più, qualcosa che fosse più ricercato di The Great Gatbsy e provò infinite volte a convincere l’editore a cambiare il titolo della sua opera.
A dire il vero, Fitzgerald ci provò fino all’ultimo, fino a 3 settimane prima della pubblicazione. Inviò un nuovo titolo, Under the Red, White and Blue che, si può dire, è come si sarebbe dovuta chiamare l’opera. Con quest’ultimo infatti Fitzgerald convinse l’editore ma la fortuna gli giocò ancora in sfavore: era ormai troppo tardi per cambiare il titolo. Così, nel 1925, con il rammarico di Fitzgerald, uscì The Great Gatsby, similare all’opera del ’13 di Alain Fournier, Il grande Maulnes.
L’eco di Petronio nell’opera di Fitzgerald
Tuttavia, sebbene ci abbia provato, sebbene ci fosse quasi riuscito con Under the Red, White and Blue, una copia di Trimalchio in West Egg esiste ugualmente. Si rinviene infatti un’edizione nella quale il riferimento a Trimalcione appare nel sottotitolo. Un particolare a cui Fitzgerald teneva particolarmente desiderando mettere in scena la tragicità e al contempo la comicità dell’amasio di Petronio, protagonista del suo Satirycon.
Dal Midwest a New York
Battendo ancora il sentiero di come The Great Gatsby sarebbe dovuto essere si può continuare parlando di dove sarebbe dovuto essere. Al principio Fitzgerald non aveva ripiegato sull’ambientazione newyorkese puntando tutto sul Midwest, dove Gatsby era nato e cresciuto all’insegna di saldi precetti del cattolicesimo. Una scelta su tutte funzionale a raccontare il trapasso, la corruzione della modernità che avrebbe avuto per vittima Gatsby portandolo a trasgredire la rigidità cattolica in favore di un vivere di eccessi e mondanità.
Absolution: l’infanzia strappata a The Great Gatsby
Ciò nonostante, anche in questo caso, Fitzgerald riuscì nell’intento di inserire il Midwest in un’opera collaterale, un prologo. Prima di The Great Gatsby, Fitzgerald pubblicò nel 1924 Absolution. Si tratta di un racconto breve incentrato sulla giovinezza di James Gatz prima della sua corruzione in Jay Gatsby. Prima ancora di essere dato alla stampa come racconto a sé stante, Fitzgerald aveva inserito il racconto sull’infanzia di Gatsby al principio del libro stesso ma, una volta in mano all’editore, la parte venne recisa.
La Seconda Guerra Mondiale e le copie invendute lette dai soldati
Quand’anche The Great Gatsby divenne un successo, questo non arrivò con classicità. Se ad oggi il libro può considerarsi uno dei grandi classici della letteratura americana lo si deve, gran parte, ai giovani soldati americani. Un successo singolare quello di Gatsby che nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, essendo invenduto in gran quantità, venne distribuito ai militari.
L’iconica copertina odiata da Hemingway
Discorso del tutto a parte lo merita invece la copertina di The Great Gatbsy, anch’essa dalla storia particolare e criticata selvaggiamente. Evocativa, in tanti l’avranno davanti agli occhi. ça copertina di The Great Gatsby , edito da Scribner, è un quadro di Francis Cugat, artista spagnolo, Celestial Eyes. Così tanto inconfondibili oggi quei due occhi vacui eppure così fortemente stroncati da un critico dal calibro di Ernest Hemingway. Lo scrittore manifestò pubblicamente il suo disprezzo per la copertina nel suo libro di memorie, Festa Mobile dove, parlando di Gatsby scrisse: “La più brutta che io abbia mai visto“.