Cinema e Teatro
Cinema, è crisi in Italia: “Mancano all’appello ben 500 schermi”
Una situazione degna del peggior film horror
La situazione dei cinema italiani è ancora in grandissimo affanno
La pandemia sembrerebbe aver perso il suo mordente e i tempi del lockdown sono, fortunatamente, un ricordo a cui nessuno ripensa felicemente. Molte sono state le attività economiche messe in ginocchio dal Covid, non ultimo quello dei cinema. Ma, se in Francia, Spagna e Gran Bretagna il pubblico sta tornando in sala, la stessa cosa non si può dire l’Italia.
La drammatica situazione del cinema in Italia
La situazione per gli esercenti cinematografici italiani è quanto mai critica, soprattutto sentendo le parole di Mario Lorini, presidente dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema, riportate su Ansa.it: “Andiamo verso un drammatico -20% e se non si prendono provvedimenti presto l’esercizio è a rischio e pure il settore“.
Una situazione critica, che necessita di una pronta e urgente misura correttiva: “Sono urgenti iniziative strutturali di sostegno, prima fra tutte la definizione ‘dinamica’ della finestra tra la distribuzione in sala e sulle piattaforme, 90 giorni potrebbe essere un primo fondamentale passo e poi c’è bisogno di una road map certa e condivisa sui passi da fare per cambiare rotta“.
Il tutto, poi, sarebbe acutizzato anche dall’offerta prodotta dalle piattaforme streaming, come ha sottolineato sempre Lorini: “Lo spettatore è disorientato: dal tanto prodotto, dall’offerta ridondante delle piattaforme, per questo crediamo che mettere ordine sia fondamentale. Eravamo già vicini ad un accordo, pensiamo che 90 giorni tra l’uscita in sala e la programmazione sulla piattaforma siano un passo iniziale“.
A proporre una soluzione, e dare almeno un barlume di speranza a tutto il comparto, ci ha provato Luigi Lonigro, Presidente Nazionale Distributori Anica: “L’unico strumento è l’esclusività. La sala di colpo ha perso questa sua prerogativa e solo un intervento politico forte può cambiare e cose. I legislatori devono decidere con i fatti se la sala è un presidio forte o no, produttivo, economico e sociale. Occorre la volontà politica di salvaguardare questo luogo fisico, e regole subito“.