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Un prete offre patatine al posto dell’ostia

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Una scelta creativa ha sollevato una tempesta di critiche per il suo contenuto ritenuto blasfemo

In un recente spot pubblicitario, un prete è stato ritratto mentre offre una patatina al posto dell’ostia durante una cerimonia religiosa, scatenando ampie polemiche. La pubblicità, realizzata dal noto marchio Amica Chips, mirava evidentemente a colpire con un’immagine forte e provocatoria, invocando il concetto di “divino quotidiano” associato al consumo delle sue patatine. Tuttavia, questa scelta creativa ha sollevato una tempesta di critiche per il suo contenuto ritenuto blasfemo da diverse figure religiose e istituzioni.

La reazione della comunità educativa e religiosa

Il primo segnale di disapprovazione è venuto dal rettore del collegio “Rotondi” di Gorla Minore, provincia di Varese, don Andrea Cattaneo, il quale ha deciso la rimozione dei prodotti Amica Chips dalla scuola in risposta allo spot. Questo gesto è stato parte di una presa di posizione più ampia contro la pubblicità, che, secondo il sacerdote, avrebbe potuto avere un impatto negativo sugli studenti, esponendoli a contenuti ritenuti offensivi verso la fede cristiana. Un’altra voce contraria è giunta da don Natalino Bonazza, parroco a Mestre, che ha esplicitamente chiamato al boicottaggio dei prodotti dell’azienda attraverso un acceso appello su Facebook, invitando i fedeli a rifiutare ogni acquisto come gesto di protesta.

Le autorità invitano alla responsabilità pubblicitaria

Il crescente dissenso ha portato l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ad intervenire, determinando che lo spot, nel quale il prete sostituisce l’ostia con la patatina, violasse gli articoli del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale relativi al rispetto delle convinzioni morali, civili e religiose. In virtù di ciò, è stata disposta la cessazione della diffusione della campagna pubblicitaria incriminata, ponendo così un limite all’utilizzo di simbolismi fortemente radicati nella tradizione e nella spiritualità per scopi promozionali.

La polemica pubblicitaria e il rispetto delle credenze

Questa vicenda mette in luce la delicata linea che separa la libertà creativa nell’ambito pubblicitario dal rispetto delle varie sensibilità culturali e spirituali. L’uso di immagini e simboli carichi di significato religioso per veicolare messaggi commerciali rischia di ledere la dignità e le convinzioni profonde di individui e comunità, provocando reazioni che possono avere un impatto non indifferente sull’immagine e sui risultati economici di un’azienda.

La decisione di censurare lo spot di Amica Chips segna un momento significativo nel dibattito su quali debbano essere i limiti dell’espressione pubblicitaria in una società caratterizzata da pluralità e diversità di credenze. La responsabilità delle aziende nel valutare l’impatto delle proprie campagne diventa cruciale per mantenere un equilibrio tra innovazione creativa e rispetto reciproco all’interno di un contesto sociale eterogeneo.

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