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Fëdor Dostoevskij: a 200 anni dalla nascita perché leggerlo ancora, e ancora
A 200 anni dalla sua nascita nel 1821, i suoi romanzi ci parlano ancora e ci feriscono
Con oggi, 11 novembre 2021 (o 30 ottobre, secondo il calendario russo), sono trascorsi 200 anni dalla nascita di Fëdor Dostoevskij. Se i russi hanno avuto gli scrittori più grandi, fra i grandi Dostoevskij è uno dei più grandi, e lui lo sapeva.
Nelle sue lettere al fratello definisce se stesso meglio di Gogol’ (anche quando aveva pubblicato un solo romanzo, Povera Gente).
Fëdor Dostoevskij: uno scrittore che non ha paura del Male
Ma dove sta questa grandezza? Perché leggerlo adesso nel terzo millennio? Dostoevskij ci mostra luoghi dell’animo umano che noi in realtà conosciamo bene, ma non vogliamo ricordare, perché ci feriscono. A questo proposito come dimenticare il passo ove proprio lo scrittore ci fa notare come l’adulazione venga spesso preferita alla franchezza. Ma c’è di più. Dostoevskij è uno dei pochi scrittori che davvero parla del Male, non ha paura di affrontare la cattiveria. E lo fa con alcuni ingredienti di base che caratterizzano quasi tutta la sua produzione: fatti di cronaca russa realmente accaduti nelle sue narrazioni si mescolano a personaggi depravati o nichilisti o ludopatici, personaggi che riflettono sul suicidio, che lottano per uscire da una condizione di povertà ed emarginazione finendo spesso per soccombere, personaggi che appartengo alla “gioventù bruciata”.
Da redenzione a condanna: le più grandi opere di Dostoevskij
La sua parabola di autore è, in un certo senso, discendente: Delitto e Castigo (1866) è la storia di Raskol’nikov che compie un delitto (con un movente logico), prova rimorso, ma infine si redime. Poi abbiamo L’Idiota (uscito a puntate dal 1867 al 1869), con il tentativo di dare vita a un personaggio totalmente buono, il principe Myškin, che però si perde nell’amarezza dell’esistenza. Ne I Demoni (1970), invece, il male è del tutto privo di senso e tutte le vite dei protagonisti ne sono pervase. E si arriva poi alla condanna di tutto, e in particolare della gioventù, ne I Fratelli Karamazov, la cui pubblicazione inizia nel gennaio 1879, con la formula a puntate, molto in voga a quei tempi.
Povertà e sofferenza nella vita di Dostoevskij
Quelli citati sono solo alcuni dei suoi romanzi, quelli universalmente noti come capolavori, ma in realtà Dostoevskij ha scritto molto di più di quanto ricordiamo e non sempre per diletto. Molto spesso scriveva per soldi perché sommerso dai debiti a causa della sua passione per il gioco d’azzardo a differenza di Tolstoj, ricco di famiglia.
Si pensi a questo proposito alla lunghezza de L’Idiota che potrebbe tranquillamente ricoprire oltre mille pagine di carta, mettendo insieme tutte le puntate. Dostoevskij veniva pagato a puntata: da qui l’interesse ad allungare il brodo, eppure non se ne ha mai l’impressione, leggendo, che sia di troppo anche una sola parola. Parlando delle sue sofferenze, nel 1849 venne persino condannato a morte per la sua partecipazione a una società segreta avente scopi sovversivi. Ma, proprio davanti al plotone di esecuzione, apprende che la pena è stata commutata in 4 anni di lavori forzati. Questa esperienza lo segnerà per sempre, aumentando gli attacchi epilettici a cui era soggetto.
Dove iniziare a leggere: il capolavoro Le notti bianche
A chi si approccia per la prima volta a questo grande autore russo, si consiglia spesso di iniziare da Le Notti Bianche del 1848. Sia la mole che i temi sono qui “ridimensionati”: si parla di un amore sognato e mai consumato, durante un periodo di 4 sole notti in cui a San Pietroburgo il sole non tramonta, per un fenomeno astronomico. Tuttavia, se Le Notti Bianche possono essere un inizio “scolastico”, non bisognerebbe avere paura di Delitto e Castigo.